8 | Ultime opere per pianoforte

Composti tra l’ottobre e il novembre 1964, i Quindici Preludi per pianoforte (fig. 53) sono tra le pagine più celebri della produzione pianistica di Rota, che li ha più volte eseguiti in pubblico e ne ha realizzato una registrazione negli studi RAI di Roma il 15 maggio 1965 (figg. 54-55).

Nei primi anni ’70 Rota dedica al pianoforte nuove pagine brevi, anch’esse, al pari dei Preludi, concepite come parte di una serie. Sono i Sette pezzi difficili per bambini, composti tra la fine del 1971 e il principio del 1972 e pubblicati postumi nel 1981 dall’editore Ricordi: Salti e giochi, Grillo notturno, Capriccio, Cantilena, Le scalette, Puccettino nella giungla, L’acrobata (figg. 56-57).






Datati maggio 1975 sono i Due Valzer sul nome di Bach: Circus-Waltz e Valzer-Carillon. In un’intervista di qualche mese dopo, Rota ricorda di aver composto questi ultimi brani come bis per i concerti da lui tenuti a Bergamo e a Brescia nel giugno 1975, e cioè come appendice ‘leggera’ alle Variazioni e Fuga nei dodici toni sul nome di Bach. Federico Fellini rimane affascinato da questi brani, che diventano una componente centrale delle musiche per Il Casanova di Federico Fellini (1976): una osmosi tra composizione ‘classica’ e scrittura per il cinema, cifra connotativa dell’estetica e della poetica del musicista, di cui anche i Sette pezzi difficili per bambini sono testimonianza (figg. 56-60).
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I Due Valzer sul nome di Bach vengono presentati al pubblico per la prima volta dall’autore stesso il 30 luglio 1978 a Sermoneta in un concerto a lui dedicato dal Festival Pontino, come Pietro Acquafredda riferisce sulle colonne di «Paese Sera»:
Nella seconda parte del concerto, appendice frivola e salottiera, Rota sedeva al pianoforte. Ha suonato due sofisticati e preziosi valzer «sul nome di Bach» commissionatigli da Mario Bortolotto, teorico riconosciuto della musica contemporanea, ed alcuni temi dalle sue colonne sonore. E con le note melanconiche e sensuali del Casanova si è chiuso, con molto dispiacere dei presenti, il concerto di Rota, rivelatosi anche fine ed impeccabile pianista.
— Pietro Acquafredda, Preziosi valzer di Rota sul nome di Bach, «Paese Sera», 1 agosto 1978.
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Così la serata e il musicista nel ricordo di Riccardo Cerocchi, allora e per molti anni Presidente del Campus Internazionale di Musica di Latina:
Il Campus diede impulso anche al Festival Pontino e organizzò tra l’altro un particolare concerto curato da Fedele d’Amico con musiche di Nino Rota scritte per piccoli complessi da camera oltre che per colonna sonora. Eseguite dal contrabbassista Franco Petracchi ed altri strumentisti le prime, dall’autore stesso al pianoforte le seconde. Fu un successo enorme e un ingresso glorioso di Petracchi tra il pubblico sermonetano. Fedele d’Amico, che presentò il compositore, le musiche e gli esecutori, si soffermò molto su di lui. (…) Ma prima aveva parlato di Nino Rota, dello «strano personaggio inattuale nel panorama della musica contemporanea, cui tuttavia appartiene, come ognuno appartiene al proprio tempo». Contrappose la sua musica, semplice, immediata, spontanea, che sgorga dall’animo, alla musica d’oggi cerebrale, ispirata dal desiderio di ripensare intellettualisticamente quella che l’ha preceduta. Musica di critica e di ricerca, musica sperimentale. Le colonne sonore dalla vena melodica e dalla sottile ironia erano quasi tutte «felliniane»: Lo sceicco bianco, La strada, Le notti di Cabiria, La dolce vita, Otto e mezzo ed altre di films di Visconti e di Zeffirelli ebbero un successo strepitoso con il pubblico che gridava a braccia alzate alla maniera dei rockettari negli stadi. Il personaggio di Nino Rota era suggestivo non meno delle sue musiche. (…) Federico più volte lo aveva sollecitato a fargli ascoltare il tema su cui avevano da tempo ragionato. All’ennesimo sollecito non seppe dire altro che una bugia: «Sì, l’ho preparato». E così condotto da Fellini davanti al pianoforte, invocando la sua straordinaria facilità compositiva, improvvisò lì per lì un motivo che, neppure a dirlo, piacque al regista, felice di arricchire il suo film con quella indovinata colonna sonora. Ma, tornato a casa per portare avanti la composizione, Nino Rota non ricordò più le note improvvisate all’amico e visse giorni di angoscia prima di ritrovarle. La solitaria e coraggiosa discesa nell’«antro dei pipistrelli» adiacente ai camminamenti segreti del castello, ove nessuno entra mai, e la soddisfazione di aver avvicinato quei «piccoli ammirati mammiferi nella loro posizione di riposo diurno». La sensibilità, il sereno modo di essere, il candore che mostrò la mattina della partenza per Bari al momento di lasciare il castello: accompagnato dalla sua piccola valigetta, dopo aver salutato Bruno Marchioni, il custode, e appena varcato il cancello, si fermò un attimo sul selciato della via pubblica, indeciso. Si voltò indietro, rientrò e chiese a Bruno il permesso di fermarsi lì, seduto, accanto a lui, su un ciocco di legno, a respirare ancora per qualche minuto il clima fatato di quel castello «affascinante». Se ne andò poi, silenzioso, verso il taxi che lo aspettava in piazza e lo avrebbe riportato a Bari.
— Sermoneta, luglio ’78. Nino Rota, Fedele d’Amico e Franco Petracchi a Sermoneta, in Riccardo Cerocchi, Il vassallo della musica, Libreria Musicale Italiana, Lucca, 2003.
Ascolta
☞ Due valzer sul nome di Bach: Circus-Waltz. Angela Annese, pianoforte.
☞ Due valzer sul nome di Bach: Valzer-Carillon. Angela Annese, pianoforte.