8 | Ultime opere per pianoforte

Nino Rota, Preludio XV, da Quindici Preludi per pianoforte, manoscritto autografo.
Fig. 53
Nino Rota, Preludio XV, da Quindici Preludi per pianoforte, manoscritto autografo, 18 ottobre [1964]. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

Composti tra l’ottobre e il novembre 1964, i Quindici Preludi per pianoforte (fig. 53) sono tra le pagine più celebri della produzione pianistica di Rota, che li ha più volte eseguiti in pubblico e ne ha realizzato una registrazione negli studi RAI di Roma il 15 maggio 1965 (figg. 54-55).

Figg. 54-55
Omaggio a Nino Rota. LP, Archivio Rai, Fonit Cetra, 1982. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

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Nei primi anni ’70 Rota dedica al pianoforte nuove pagine brevi, anch’esse, al pari dei Preludi, concepite come parte di una serie. Sono i Sette pezzi difficili per bambini, composti tra la fine del 1971 e il principio del 1972 e pubblicati postumi nel 1981 dall’editore Ricordi: Salti e giochi, Grillo notturno, Capriccio, Cantilena, Le scalette, Puccettino nella giungla, L’acrobata (figg. 56-57).

Fig. 56
Nino Rota, Sette pezzi difficili per bambini per pianoforte, copertina manoscritta. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Fig. 57
Nino Rota, Puccettino nella giungla, da Sette pezzi difficili per bambini per pianoforte, manoscritto autografo, febbraio 1972. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Fig. 58
Nino Rota, Cantilena, da Sette pezzi difficili per bambini per pianoforte, manoscritto autografo, [1971-72]. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Fig. 59
Nino Rota, N. 18 - Teatrino delle suore, musica per il film Giulietta degli spiriti di Federico Fellini, manoscritto autografo, [1965]. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Nino Rota, Appunti musicali per il film Giulietta degli spiriti di Federico Fellini, scena del ‘teatrino’ delle suore, manoscritto autografo.
Fig. 60
Nino Rota, appunti musicali per il film Giulietta degli spiriti di Federico Fellini, scena del ‘teatrino’ delle suore, manoscritto autografo, [1965]. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

Audio 3 Nino Rota esegue Cantilena dai Sette pezzi difficili per bambini, registrazione casalinga su audiocassetta. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Audio 4 Nino Rota esegue Salti e giochi dai Sette pezzi difficili per bambini, registrazione casalinga su audiocassetta. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.


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Quaderno di appunti per le musiche del film Il Casanova di Federico Fellini, 1976.
Fig. 61
Quaderno di appunti per le musiche del film Il Casanova di Federico Fellini, [1976]. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

Datati maggio 1975 sono i Due Valzer sul nome di Bach: Circus-Waltz e Valzer-Carillon. In un’intervista di qualche mese dopo, Rota ricorda di aver composto questi ultimi brani come bis per i concerti da lui tenuti a Bergamo e a Brescia nel giugno 1975, e cioè come appendice ‘leggera’ alle Variazioni e Fuga nei dodici toni sul nome di Bach. Federico Fellini rimane affascinato da questi brani, che diventano una componente centrale delle musiche per Il Casanova di Federico Fellini (1976): una osmosi tra composizione ‘classica’ e scrittura per il cinema, cifra connotativa dell’estetica e della poetica del musicista, di cui anche i Sette pezzi difficili per bambini sono testimonianza (figg. 56-60).

Quaderno di appunti per le musiche del film Il Casanova di Federico Fellini, 1976.
Fig. 62
Quaderno di appunti per le musiche del film Il Casanova di Federico Fellini, [1976]. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Nino Rota, Circus-Waltz per pianoforte, manoscritto autografo, prima pagina.
Fig. 63
Nino Rota, Circus-Waltz per pianoforte, manoscritto autografo, [1975], prima pagina. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Fig. 64
Nino Rota, Valzer-Carillon per pianoforte, manoscritto autografo, [1975], prima pagina. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Fig. 65
Nino Rota, N. 6 - Uccello magico, musica per Il Casanova di Federico Fellini, abbozzo con indicazioni per la strumentazione, [1976]. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

I Due Valzer sul nome di Bach vengono presentati al pubblico per la prima volta dall’autore stesso il 30 luglio 1978 a Sermoneta in un concerto a lui dedicato dal Festival Pontino, come Pietro Acquafredda riferisce sulle colonne di «Paese Sera»:

Nella seconda parte del concerto, appendice frivola e salottiera, Rota sedeva al pianoforte. Ha suonato due sofisticati e preziosi valzer «sul nome di Bach» commissionatigli da Mario Bortolotto, teorico riconosciuto della musica contemporanea, ed alcuni temi dalle sue colonne sonore. E con le note melanconiche e sensuali del Casanova si è chiuso, con molto dispiacere dei presenti, il concerto di Rota, rivelatosi anche fine ed impeccabile pianista.
— Pietro Acquafredda, Preziosi valzer di Rota sul nome di Bach, «Paese Sera», 1 agosto 1978.

Programma del XIV Festival pontino di musica, 1-30 luglio 1978.
Fig. 66
Programma del XIV Festival pontino di musica, 1-30 luglio 1978. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Niccolò Castiglioni.
Fig. 67
Nino Rota e Domenico Losavio eseguono la Toccata per fagotto e pianoforte dello stesso Rota, XIV Festival pontino di musica, Sermoneta, Castello Caetani, 30 luglio 1978. A voltare le pagine, Fedele d'Amico. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Fig. 68
Alfredo Gasponi, Il «candido» Rota chiude il 14. Festival Pontino, «Il Messaggero», 1 agosto 1978. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

Così la serata e il musicista nel ricordo di Riccardo Cerocchi, allora e per molti anni Presidente del Campus Internazionale di Musica di Latina:

Il Campus diede impulso anche al Festival Pontino e organizzò tra l’altro un particolare concerto curato da Fedele d’Amico con musiche di Nino Rota scritte per piccoli complessi da camera oltre che per colonna sonora. Eseguite dal contrabbassista Franco Petracchi ed altri strumentisti le prime, dall’autore stesso al pianoforte le seconde. Fu un successo enorme e un ingresso glorioso di Petracchi tra il pubblico sermonetano. Fedele d’Amico, che presentò il compositore, le musiche e gli esecutori, si soffermò molto su di lui. (…) Ma prima aveva parlato di Nino Rota, dello «strano personaggio inattuale nel panorama della musica contemporanea, cui tuttavia appartiene, come ognuno appartiene al proprio tempo». Contrappose la sua musica, semplice, immediata, spontanea, che sgorga dall’animo, alla musica d’oggi cerebrale, ispirata dal desiderio di ripensare intellettualisticamente quella che l’ha preceduta. Musica di critica e di ricerca, musica sperimentale. Le colonne sonore dalla vena melodica e dalla sottile ironia erano quasi tutte «felliniane»: Lo sceicco bianco, La strada, Le notti di Cabiria, La dolce vita, Otto e mezzo ed altre di films di Visconti e di Zeffirelli ebbero un successo strepitoso con il pubblico che gridava a braccia alzate alla maniera dei rockettari negli stadi. Il personaggio di Nino Rota era suggestivo non meno delle sue musiche. (…) Federico più volte lo aveva sollecitato a fargli ascoltare il tema su cui avevano da tempo ragionato. All’ennesimo sollecito non seppe dire altro che una bugia: «Sì, l’ho preparato». E così condotto da Fellini davanti al pianoforte, invocando la sua straordinaria facilità compositiva, improvvisò lì per lì un motivo che, neppure a dirlo, piacque al regista, felice di arricchire il suo film con quella indovinata colonna sonora. Ma, tornato a casa per portare avanti la composizione, Nino Rota non ricordò più le note improvvisate all’amico e visse giorni di angoscia prima di ritrovarle. La solitaria e coraggiosa discesa nell’«antro dei pipistrelli» adiacente ai camminamenti segreti del castello, ove nessuno entra mai, e la soddisfazione di aver avvicinato quei «piccoli ammirati mammiferi nella loro posizione di riposo diurno». La sensibilità, il sereno modo di essere, il candore che mostrò la mattina della partenza per Bari al momento di lasciare il castello: accompagnato dalla sua piccola valigetta, dopo aver salutato Bruno Marchioni, il custode, e appena varcato il cancello, si fermò un attimo sul selciato della via pubblica, indeciso. Si voltò indietro, rientrò e chiese a Bruno il permesso di fermarsi lì, seduto, accanto a lui, su un ciocco di legno, a respirare ancora per qualche minuto il clima fatato di quel castello «affascinante». Se ne andò poi, silenzioso, verso il taxi che lo aspettava in piazza e lo avrebbe riportato a Bari.

Sermoneta, luglio ’78. Nino Rota, Fedele d’Amico e Franco Petracchi a Sermoneta, in Riccardo Cerocchi, Il vassallo della musica, Libreria Musicale Italiana, Lucca, 2003.




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