7 | Nel segno di Bach

Fig. 44
Nino Rota, Bagatella per pianoforte, manoscritto autografo, 1941, prima pagina. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Fig. 45
Nino Rota, Toccata per pianoforte, manoscritto, s.d., prima pagina. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

Sul finire della seconda guerra mondiale Rota riserva al pianoforte un’attenzione nuova. A una Bagatella (fig. 44) pubblicata nel luglio del 1941 sul n. 163 della rivista «Domus» fanno seguito nuovi lavori di breve respiro: una Pagina inclusa nell’Antologia pianistica di autori italiani contemporanei a cura di Pietro Montani edita da Suvini Zerboni nel 1944; una versione per pianoforte della Toccata (fig. 45) che, preceduta da una Sarabanda, viene infine destinata all’arpa in un dittico che nel 1945 l’autore dedica a Clelia Gatti Aldrovandi; un Valzer  estratto dalle musiche di scena per Ballo in casa Papavert (1941, adattamento della commedia Si jamais je te pince!... di Labiche e Marc-Michel), offerto in omaggio nel luglio 1945 a Giovanna Albano Sottomano, figura di rilievo nella vita musicale di Taranto, dove è stata collega di Rota al Liceo musicale «Giovanni Paisiello»; una Fantasia per pianoforte, rimasta allo stato di abbozzo. Una seconda Fantasia viene invece compiuta tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945; presentata in concerto dall’autore a Taranto il 3 giugno 1945, resterà a lungo inedita e ineseguita (fig. 46).

Nino Rota, Fantasia per pianoforte, manoscritto autografo, prima pagina.
Fig. 46
Nino Rota, Fantasia per pianoforte, manoscritto non autografo, 1944-45, prima pagina. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

Assai più ardua è la gestazione delle Variazioni e Fuga nei dodici toni sul nome di Bach, testimoniata da rapidi ma eloquenti accenni in due lettere di Nino a sua madre Ernesta:

Il Fugone, senza la tua ispirazione, è rimasto fermo, anzi non l’avevo nemmeno tirato fuori dalla valigia. Oggi invece l’ho ripreso, e mi sembra si riavvii. Spero di concluderlo una buona volta. Ma il pianino di qui non è adatto per questo genere di composizione!
— Lettera di Nino Rota a Ernesta Rota Rinaldi, Torre a Mare, 11 gennaio 1950 [recte 1951].

Credo di essere sulla via del compimento delle ormai stantie variazioni. Intanto mi è venuto un brillante dubbio: che staranno meglio per due pianoforti che per uno. Comunque, la versione per un pianoforte c’è già. Certo che è difficilissima.»
— Lettera di Nino Rota a Ernesta Rota Rinaldi, Bari, 20 febbraio 1951.

Lettera di Nino Rota a Titina Rota, 9 febbraio 1951.
Figg. 47-50
Lettera di Nino Rota a Titina Rota, 9 febbraio 1951. Scrive Rota: «Ho lavorato un po’ per me e lavoro. Ho fatto delle Variazioni e Fuga sul nome B-A-C-H (Si b - la - do - si) pezzo abbastanza imponente (per pianoforte)». Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

Il brano, forse il più complesso e ambizioso nel catalogo pianistico rotiano, che l’autore annuncia alla cugina Titina di aver terminato in una lettera del 9 febbraio 1951 (figg. 47-50) – «(dicembre 1950)» è l’indicazione in calce al manoscritto non autografo redatto in bella copia –, dovrà attendere alcuni anni prima di ricevere la prima esecuzione, il 7 gennaio 1955 a Schaffhausen, da parte di Rita Wolfensberger. È la stessa pianista, che ha avuto modo di avvicinare Rota in Italia e di apprezzarne la musica attraverso Guido Agosti del quale è allieva, a illustrare, presentando l’evento, la maestria compositiva che presiede alla concezione del brano e insieme la ragione di un lungo silenzio:

Si dice che la musica sia l’immagine del suo autore. Certamente: se guardassimo il viso aperto e gentile di Rota, se vedessimo brillare i suoi meravigliosi occhi azzurri di fanciullo, se conoscessimo la sua sicurezza silenziosa e paziente vedremmo il Maestro nelle sue Variazioni come in uno specchio. Le Variazioni nei dodici toni sul nome di Bach sono state composte nel 1950 in occasione del secondo centenario della morte del grande Thomaskantor. Se solo oggi vengono eseguite è per un episodio tragicomico: Rota, semplicemente, le ha perse, come si perde un paio di guanti. Non avendole mai ritrovate, nel 1953 egli ha deciso di ricostruirle a memoria e di farne più copie! Si tratta di un capolavoro compositivo. Il motivo principale ‘b-a-c-h’ viene mantenuto per tutta l’opera lungo un filo ininterrotto: se, ad esempio, una variazione si conclude sulla ‘a’ la successiva inizia sulla ‘c’, e così via. Le dodici variazioni si susseguono in ordine libero nelle tonalità basate su tutti i dodici suoni della scala cromatica e, a coronamento dell’intera successione, la fuga conclusiva è costruita su un tema che ai quattro suoni principali aggiunge gli altri otto della scala cromatica, risultando così un tema dodecafonico. Come si addice a un vero Bach più giovane, Rota realizza queste stupefacenti combinazioni compositive con inesausta immaginazione, esuberante temperamento, incantevole intimità: è il linguaggio di un grande musicista.

Rita Wolfensberger, Eine Uraufführung in Schaffhausen, «Schaffhausen Nachrichten», 6 gennaio 1955. Traduzione dei curatori; l’articolo è disponibile qui: Fondo Nino Rota .

A Rita Wolfensberger – dedicataria, con il flautista Conrad Klemm e la violinista Montserrat Cervera, del Trio per flauto, violino e pianoforte che Rota comporrà nel 1958 – si deve anche la prima esecuzione italiana delle Variazioni, l’11 settembre 1957 all’Accademia Chigiana di Siena, nel concerto finale del Corso di perfezionamento di pianoforte tenuto da Guido Agosti. La speciale considerazione che l’illustre pianista, amico ed estimatore di Rota sin dagli anni giovanili, nutre per il brano è testimoniata da Mario Castelnuovo-Tedesco, che così scrive al «carissimo Ninetto»:

Guido Agosti, che è venuto qui a trovarmi, mi ha parlato di un tuo bellissimo pezzo per pianoforte. Ed io volevo dirti che, sere fa, andai a vedere «Domenica della buona gente»: arrivai che il film era già cominciato. Ma… capii subito che la musica era tua, tanto era preziosa e ben fatta!
— Lettera di Mario Castelnuovo-Tedesco a Nino Rota, Firenze, 31 agosto 1954.

Un apprezzamento profondamente meditato da parte di Agosti, che in seguito scriverà:

La musica pianistica di Nino Rota è una purissima fonte. In essa si fondono virtù molteplici: la spontaneità, la trasparenza cristallina, l’equilibrio infallibile di ogni elemento compositivo. Non s’incontreranno mai forzature retoriche, mai violenza, pesantezza, opacità, ma si ammira la tersa limpidezza di ogni particolare. Nino Rota possedeva, non come una faticata conquista ma come un dono, un senso innato, quasi ellenico, della forma, e il misterioso spirito dello stile. In un’epoca di strenue ricerche, per non dire accanite, egli operò nella sua vita con la sostanza che gli nasceva nell’inconscio e si perpetuava con la virtù della sincerità. In un diverso orizzonte, e con altra materia, Nino Rota avrebbe potuto dire come Stravinsky, ma era troppo modesto per dirlo, «Io non cerco, ma trovo». Il suo capolavoro pianistico «Variazioni e Fuga nei dodici toni sul nome di Bach» mi sembra essere anche la sua opera più ampia per il pianoforte solo. In essa rivela pienamente una tecnica compositiva e una conoscenza dello strumento e della tastiera (suonava egli stesso il pianoforte con estrema facilità), paragonabili per la stupenda intuizione delle diverse sonorità e per l’equilibrio del linguaggio a quelle di Chopin e di Ravel. Come in Chopin e in Ravel, non v’è una nota di troppo, la preziosità non diventa vizio.

— Guido Agosti, Nota sulle «Variazioni e Fuga nei dodici toni sul nome di Bach», in Omaggio a Nino Rota, a cura di Pier Marco De Santi, Comune di Pistoia, 1981.

Programma di sala del concerto finale del Corso di perfezionamento di Pianoforte tenuto da Guido Agosti all’Accademia Musicale Chigiana, Siena, 11 settembre 1957.
Fig. 51
Programma di sala del concerto finale del Corso di perfezionamento di Pianoforte tenuto da Guido Agosti all’Accademia Musicale Chigiana, Siena, 11 settembre 1957. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

Fig. 52
Alfredo Mandelli, Per sentire Bach c’è chi fa a pugni, «Oggi illustrato», 1975. L’articolo si riferisce all’«Omaggio a Bach» tema portante del XII Festival Internazionale di Brescia e Bergamo (aprile-giugno 1975), nell’ambito del quale, il 7 giugno a Bergamo, Nino Rota ha eseguito le sue Variazioni e Fuga nei dodici toni sul nome di Bach. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.
Audio 2 Nino Rota esegue le Variazioni e Fuga nei 12 toni sul nome di Bach, registrazione su nastro magnetico. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Nino Rota.

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Delle Variazioni e Fuga nei dodici toni sul nome di Bach [per pianoforte] Rota ha realizzato una trascrizione per orchestra, destinata a una prima esecuzione in occasione delle celebrazioni del trentennale del Liceo Musicale «Niccolò Piccinni» di Bari del quale il musicista era da alcuni anni direttore:

Ora c’è a dicembre la celebrazione di quel famoso trentennio del Liceo [...] e ne approfitto per eseguire la prima volta le Variazioni sul nome di Bach orchestrate. Voglio vedere come riescono.
— Lettera di Nino Rota a Titina Rota, 3 dicembre 1956.

Il brano, con ogni probabilità mai eseguito, si è ritenuto perduto fino al recente ritrovamento dei materiali d'orchestra manoscritti nell'Archivio dell’Orchestra Sinfonica della Città Metropolitana di Bari.




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