6 | Un ballo a Philadelphia

Nel dicembre 1930 Nino Rota s’imbarca su una nave diretta agli Stati Uniti. La destinazione ultima è Philadelphia, dove – grazie all’interessamento di Arturo Toscanini – il giovane musicista, che un anno prima ha conseguito da privatista il diploma di magistero in composizione presso la Regia Accademia di Santa Cecilia, è stato ammesso a frequentare presso il Curtis Institute of Music il corso di composizione tenuto da Rosario Scalero. Da lì, un anno dopo, parte per l’Italia un regalo musicale dedicato alla zia Margherita Rota Rinaldi per il suo sessantesimo compleanno, Ballo della villanotta in erba per pianoforte. Datato 31 [sic!] novembre 1931, il manoscritto (fig. 32) reca un sottotitolo scherzoso – con dentro l’occhiata malandrina – che verrà espunto dalla versione per orchestra stampata da Ricordi nel 1934.

Fig. 34
Fig. 35

Mentre per lo studente di composizione il pianoforte è strumento d’esercizio – tra le testimonianze d’archivio una riduzione pianistica del Cigno di Tuonela di Sibelius (fig. 35) e alcune Variazioni per pianoforte sul Preludio op. 28 n. 20 di Chopin (figg. 36) –, al Ballo della villanotta in erba si aggiungono nei primi mesi del 1932 altri «balli», probabilmente anch’essi destinati in origine al pianoforte, alcuni dei quali, insieme con il primo [Ballo della villanotta in erba], prontamente strumentati per piccola orchestra e, disposti in sequenza a comporre un breve ciclo, presentati con successo al Concorso per musica radiogenica organizzato a Venezia nella cornice del II Festival Internazionale di Musica, dove vengono eseguiti il 12 settembre 1932. Rota ne scrive a Casella in una lunga lettera l’8 luglio 1932 (figg. 37-42):
Tutto questo mese ho lavorato a un seguito di cinque balli per piccola orchestra che mando al concorso per la Radio del Festival di Venezia. Avrei voluto dirglielo a tempo perché Lei me ne potesse dare un parere: ma mi sono ridotto talmente all’ultimo col lavoro, che ancora non so se farò in tempo a mandarlo domani, come dovrei. A me pare che siano riusciti come desideravo: mi dispiace solo di non averli potuti far vedere a Lei prima.
Fig. 37-42
Le lezioni di pianoforte complementare che nei due anni al Curtis Institute Nino riceve da Vera Resnikoff, promettente allieva di Josef Hoffman, resteranno le uniche ‘regolari’ della sua vita. L’incontro con la giovane insegnante desta profonda emozione nel giovanissimo allievo, che ne scrive alla zia Ita con giocosa franchezza:
Un bel giorno di maggio 1931 Phila (…) Ti voglio fare una grossa confidenza: che mi piace molto la mia maestra di piano. È né più né meno che la Durando se avesse 22 anni con in più una bella fronte spaziosa e con tutte le rotondità e le prominenze che si convengono a una donna che non sia una ragazzina. È russa. Questo importa poco: insegna il piano molto ma molto bene.
